Ascolto e dialogo tra genitori e figli - parte 2


Nella prima parte dell'articolo “l'importanza dell'ascolto e del dialogo tra genitori e figli” è stata messa in evidenza, anche se in maniera generale,
la rilevanza della comunicazione in qualsiasi tipo di rapporto umano. In questo articolo, si tratterà nello specifico, il “come” instaurare il dialogo con i propri figli.

 

Vi sono 4 fasi fondamentali per poter comunicare con l'altro: 

Il 1° passo potrebbe essere inteso come il momento in cui si cerca di capire le emozioni e le intenzioni della persona con cui ci troviamo a interagire.
I genitori dovrebbero avere la capacità di sintonizzarsi e cioè avere la capacità di capire i sentimenti del figlio, non solo ascoltando ciò che dice (azioni che compie, ha compiuto o vorrebbe compiere) ma anche le emozioni legate all'avvenimento che sta raccontando. La comprensione quindi comprenderà due fronti: il contenuto del racconto e i sentimenti legati ad esso. A volte questi sentimenti sono espliciti e vengono dichiarati apertamente mentre alle volte impliciti: in questo caso è necessario desumerli attraverso il suo comportamento non verbale, le sue espressioni del viso, il tono della voce e comportamento.
 
Per capire è, prima di tutto, necessario ascoltare. Ascoltare implica per il genitore lo "stare in silenzio" e mettere momentaneamente in disparte la propria visione del mondo, i propri giudizi, per cogliere l'altro, la sua visione del mondo.
 
La possibilità di essere ascoltato, crea un clima di intimità psicologica, allontana la paura del giudizio, della critica, della proibizione, creando una "base di fiducia" che permette un incontro autentico, indispensabile per costruire un dialogo. Se il ragazzo si sente incondizionatamente accettato, ci saranno maggiori probabilità che si apra, prendendo in considerazione anche i punti di vista provenienti dal proprio educatore. Questo non significa approvare i comportamenti del figlio ma piuttosto comprendere e rispettare i suoi sentimenti.
 
Ascolto e dialogo tra genitori e figli - parte 2

Il 2° passo per entrare in “contatto”con i propri figli, è quello di trovare insieme una soluzione; Chiedere al figlio quale soluzioni immagina per arginare il problema in questione, è fondamentale per creare un clima basato sulla confidenza. Questa forma di sollecito, da parte del genitore, permette di valorizzare il figlio senza sostituirsi ad esso.

L'atteggiamento da adottare, dovrebbe, far tacere se stessi, essere quello del “sostenitore” e non del “sostituto”, in modo tale da affiancare il figlio nella scelta dei mezzi più adatti per affrontare la sua situazione. In questo modo, si crea la condizione in cui potrà sperimentare le sue capacità, acquistando fiducia in se stesso.
 

Il 3° passo da compiere, è quello del confronto: il genitore, dopo aver ascoltato il figlio (passo 1) e dopo averlo sollecitato a prendere posizione verso il proprio problema (passo 2), può ora esprimere il proprio parere, in modo tale da mettere a disposizione la propria esperienza da adulto, cercando di aiutare il figlio a prendere visione delle possibili conseguenze a lungo termine. Il genitore, con il suo bagaglio ricco di esperienze, potrà aiutare il figlio a valutare alcuni alcuni aspetti complessi della realtà, che probabilmente non conosce o non ritiene importanti.

E' bene che questa “disparità esperienziale” venga vissuta dal figlio, come un aiuto alla propria crescita personale e non come momento di imposizioni e esercizio della propria autorità da genitore. Il clima paritario che si sta costruendo, permetterà al figlio di esprimesi liberamente, senza sentirsi criticato e giudicato. Questo non vuol dire accondiscendere tutte le sue soluzioni proposte, ma piuttosto permette di esprimere le proprie idee in un contesto aperto, autentico e paritario.
 

Il 4° passo, e ultimo, consiste nella “decisione”: il genitore aiuta il figlio ad assumersi le responsabilità delle sue scelte aumentando cosi la sua capacità di decidere. Nel caso in cui il punto 3 (decisione) si sia concluso con “soluzioni” discordanti, lasciandovi in posizioni inconciliabili, è possibile pensare di lasciare il figlio libero di procedere come meglio crede, se tutto ciò che vuole mettere in atto, rispetta la nozione del “rischio ragionevole” (un rischio che non mette in pericolo la sicurezza fisica e mentale della prole e delle perone che gli stanno intorno).

Permettere al figlio di compiere un errore non irreparabile, è fondamentale per la sua crescita personale e per imparare dai propri errori. Nel caso estremo in cui la soluzione proposta, sia inaccettabile perché illegale o eccessivamente pericolosa, è possibile proibire la messa in atto dell'azione. Una proibizione imposta al termine di un dialogo costruttivo, verrà accettata senza troppe obiezioni in quanto si sentirà comunque capito e ascoltato e con il tempo, capirà che il genitore ha agito secondo esperienza e per il proprio bene.

(contributo della Dott.ssa Federica Busi, collaboratrice del Pesciolinorosso)
 

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