Voglio urlare, ma non riesco. Mamma, papà, dove siete? E i miei amici? Dove sono? Cerco di muovere le braccia e nuotare per tornare a galla, ma non capisco più dov’è il sopra e dov’è il sotto. Il giubbotto e i jeans stretti mi impediscono di nuotare. Non resisto più. Non sento dolore. Ma ora vedo tutto. Capisco tutto.
Vedo la mia mamma accanto all’ambulanza che sviene, mentre il tizio che le sta misurando la pressione cerca di sorreggerla in qualche modo. Quanto amore ha mia madre per me? È una cosa indescrivibile. Riesco a sentire tutto il suo amore. Che cosa immensa. Come trasformare tutto l’universo in un solo abbraccio. Vedo una luce e vedo il mio papà con Cris affacciati sopra il fiume. Il papà piange e ha le mani tra i capelli. Sento i suoi pensieri, sento anche l’amore immenso per me e la sua frustrazione. Leggo in quei pensieri il film di tutta la sua vita in un secondo. Papà, non hai colpa! È stata una scelta mia, un errore mio. Ho sottovalutato quella schifezza. Ho creduto ad amici che nel momento del bisogno sono spariti. Ho scelto io di giocare la partita e sto rischiando la vita. Vedo che stai aprendo la zip del giubbotto. Cosa vuoi fare, papà? Non starai per buttarti anche tu, vero?
Ti devo fermare. In un ultimo estremo sforzo alzo le braccia verso di te. Ti salverò. Emanuele