Un genitore racconta di educazione e pornografia

Un genitore racconta di educazione e pornografia

Purtroppo quanto scritto nell'articolo riguardante gli effetti negativi della pornografia corrisponde proprio alla triste situazione che si assiste a livello sociale, dove sembra esserci una povertà di sentimenti, emozioni e di conseguenza nasce nei nostri ragazzi il non senso del rispetto di sé e di conseguenza anche dell’altro.

Pornografia, bullismo secondo me sembrano essere accomunati tutti da un analfabetismo, una non educazione all’amore.
Educazione che potrebbe partire già dalle prime cure parentali che richiedono capacità empatica di capire di che cosa l’altro ha bisogno, e successivamente tale empatia dovrebbe essere utile per aiutare i nostri ragazzi a dare nome alle proprie emozioni e ai propri sentimenti e turbamenti anche in ambito sessuale con quella delicatezza e quel pudore necessari.

In molte occasione mi rendo conto che noi genitori ci troviamo dentro alla mitizzazione dei nostri ragazzi e non ci accorgiamo di quello che sono, sia con le loro parti di luce sia con le loro parti d’ombra e non li aiutiamo ad integrarle con il rischio che proprio l’ombra cerca di trovare compensazione in forme alternative di ricerca sessuale, o di soppressione sessuale dell’altro. E poi tutti a meravigliarci di come mai.

Io ho un figlio di 10 anni che sta frequentando la quinta elementare al quale è stato dato l’input di approcciarsi ai siti pornografici a fine terza, inizio quarta elementare. Non so come io sia riuscita a captare questa informazione da lui, forse perché ancora bambino nel suo modo di essere, si è fatto “sgamare” immediatamente. Nonostante le raccomandazioni rispetto al pericolo nell’approcciarsi a certi siti, in un momento in cui non eravamo presenti, con il telefonino del nonno ha tentato di entrarci. Fortuna ha voluto che non riuscissero a caricarsi velocemente e il nonno è arrivato e preoccupato si è ripreso il cellulare.
Insospettita da quanto riferitomi dal nonno sono riuscita a recuperare lo storico nel cellulare ed ho potuto vedere il tentativo da lui fatto.

Naturalmente ne è seguito un dialogo che non so quanto avrà fatto breccia, però ci abbiamo provato e ci proviamo anche nel quotidiano io e mio marito.
Dico ci proviamo in quanto non do mai per scontato che le cose che diciamo saranno seguite alla lettera o riusciremo ad essere così interessanti e accattivanti quanto i suoi attuali o futuri amici.

Una riflessione che ci siamo trovati a fare è che a volte ai nostri ragazzi diamo degli strumenti che ancora non sono in grado di gestire esponendoli a dei rischi (tablet, computer, cellulari) che li mette in una condizione di dipendenza (dal cellulare stesso, dalla pornografia, dai giochi).

Educare a crescere affettivamente, emotivamente, sessualmente richiede un grande coraggio, una grande onestà, una grande umiltà ma soprattutto una grande presenza del cuore che non sempre si riesce a garantire. Vale la pena provarci senza necessariamente mettersi in una posizione di mitizzazione dei nostri figli ma neanche di noi stessi perché non possiamo garantire sulle scelte che loro faranno di mantenersi lontani da certi pericoli o richiami anche di quelli sessuali in senso patologico.

Grazie per l’ascolto di questa piccola riflessione e per la possibilità che mi avete dato di poter esprimere delle opinioni nella vostra newsletter.


Ivana
 

Tag:  adolescenza e genitorirapporto genitori figli

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