Lettera di papà Gianpietro ad un carcerato di 18 anni.

28/01/2015

Lettera di papà Gianpietro ad un carcerato di 18 anni.

Lettera di papà Gianpietro ad un carcerato di 18 anni.

Ciao.
Mi permetto di regalarti il libro Lasciami Volare nel quale è contenuta (dalla parte genitori) la mia lettera a mio figlio Emanuele. scritta pochi giorni dopo che si era tolto la vita gettandosi in un fiume vicino a casa, dopo aver assunto sostanze stupefacenti.
Questo libro è stato scritto con l'obiettivo di aiutare genitori e figli a ritrovare quel dialogo che spesso sembra perduto. Mi farà molto piacere se lo leggerai, ma non è questo il motivo per cui ti scrivo.
A proposito, ti lascio qualche copia in più così che tu possa regalarlo a qualche tuo amico dove ti trovi.
Ti scrivo perché ho parlato con tua mamma.
Una persona provata dal dolore, come del resto lo sei tu.
Il dolore a volte sembra superare ogni possibilità di sopportazione, soprattutto quando deriva da errori più o meno gravi che commettiamo nella nostra vita.
Quando sbagliamo possiamo farci schiacciare dai sensi di colpa e pagare con la morte interiore i nostri sbagli oppure provare a reagire, capire i nostri errori, chiedere perdono ed impegnarci a tornare ad una vita sana.
Ma a volte i dolori, gli sbagli ci schiacciano talmente forte da toglierci ogni voglia di vivere. La vergogna per gli errori commessi è più grande dello stesso errore. Ed allora arriva l'unica punizione possibile: punirci con un gesto estremo, che ci toglierà finalmente quel pensiero maledetto che ci martella in testa dalla mattina alla sera. Nonostante la legge, in base alle quali dobbiamo pagare i nostri errori,abbia dei limiti temporali, il nostro cuore non ha limiti. Il nostro cuore ci vuole condannare per sempre. Se possiamo perdonare gli altri, non vogliamo mai perdonare noi stessi.
Ma.. Si c'è un ma.
.. secondo me esiste un modo migliore per riscattarsi dai propri errori, anche i più gravi.
E sai qual è questo modo ?
È quello di capire i propri errori e ritornare ai sani princìpi, cercando di vivere anche per gli altri. Provare a fare qualcosa per chi in qualche modo può avere bisogno di noi.
Quando vado nelle scuole a parlare ai ragazzi racconto loro che la cosa più importante che devono difendere è la loro AURA, che io intendo come quella bellezza interiore che ognuno di noi possiede quando nasce: si tratta della vita stessa, della gioia di vivere. E a parte qualche caso particolare, la nostra AURA spesso ce la distruggiamo da soli, attraverso il nostro comportamento, cadendo nei vizi e nelle dipendenze, con la conseguenza di diventare persone peggiori. Ed allora quando la nostra Aura é intaccata tutto diventa buio, anche il problema più piccolo diventa grande e la serenità scompare.
Forse il segreto della vita è proprio quello di ricercare la serenità non sperando di far scomparire ogni problema (i problemi nella vita ci saranno sempre), ma affrontando la vita stessa con una forza interiore unica.
Dicono che la fortuna non esista.
Esiste solo in momento in cui il talento incontra l'occasione. Purtroppo se cadiamo nel buio delle dipendenze e dei vizi, il nostro talento, cioè le nostre capacità vengono fortemente intaccate e difficilmente riusciremo a cogliere quelle occasioni che la vita potrà presentarci.

Ma ricorda, che se anche sbagliamo, se avremo la forza di rialzarci e cominciamo a camminare nella giusta direzione, possiamo ritornare la persona che eravamo prima. Anzi pur con tutte le ferite che troviamo nel nostro cuore, potremo diventare addirittura più forti di prima perché noi abbiamo provato quel dolore, noi abbiamo attraversato il buio dell'inferno e noi ne siamo usciti. Se poi abbiamo iniziato un percorso di aiuto agli altri, la nostra AURA potrà essere ricostruita e potremo ritrovare la nostra perduta forza interiore.

Nella nostra cultura occidentale ci insegnano a nascondere i nostri difetti ed i nostri errori: chi sbaglia è un fallito, un nulla di buono. Lo stesso concetto di un vaso, che quando si rompe lo buttiamo.
In Giappone esiste invece una tecnica che si chiama Kintsugi, mediante la quale quando si rompe un vaso, i cocci vengono rimessi insieme ed uniti con delle vene d'oro zecchino.
Questo vaso porterà sempre con se l'evidenza delle proprie rotture, ma sarà ora più robusto e prezioso di prima.
Così vale anche per le nostre vite. Se avremo la forza ed il coraggio di rialzarci e di ritornare ai sani principi, possibilmente dedicando la nostra vita agli altri, potremo essere come quel vaso rotto, con delle vene d'oro e quindi essere più forti di prima.
Ovviamente il dolore non se ne andrà mai, farà parte di noi come le vene di quel vaso, ma non ne avremo più paura, perché saremo riusciti a trasformarlo in amore. Perché solo con l'amore questo mondo porta essere migliorato.
Ma non possiamo pretendere di migliorarlo se prima non partiamo da noi.
Allora proviamo a rialzarci, ricordandoci che per quanto possiamo aver sbagliato, se veramente lo vogliamo possiamo ricominciare a vivere, perché la vita è una cosa straordinaria che ci è stata donata e noi dobbiamo rispettarla... sempre. E se soprattutto, anche se abbiamo sbagliato, se riusciremo a non lasciarci andare, a non buttarci giù, dal grande dolore potrà nascere qualcosa di straordinario.
Diceva Gibran, nel libro "Il Profeta" che "Quanto più a fondo vi scava il dolore, quanta più gioia vi potrete contenere". A patto, aggiungo io, di riempire questo spazio con l'amore e non con la rabbia o con il rancore.
Ti lascio anche il CD di Emanuele con le canzoni scritte per lui. Spero tu possa ascoltarlo dove ti trovi.
Ti abbraccio forte e spero presto di poterti venire a trovare.
Papà Gianpietro

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